venerdì 9 aprile 2010

Film e mistero - Dei dell'Olimpo/alieni - Percy Jackson e gli Dei dell'Olimpo - Il ladro di Fulmini & Scontro tra Titani







Gli dei dell'antica Grecia Zeus, Efesto, Poseidone, Hermes ecc. su cui si basa il film Percy Jackson e gli Dei dell'Olimpo - Il ladro di Fulmini e Scontro tra Titani: erano solo personaggi mitologici, o esseri realmente esistiti provenienti dalle stelle?


GLI DEI DELL'OLIMPO
di Pablo Ayo

Zeus, Efesto, Poseidone, Hermes: erano solo personaggi mitologici, o esseri realmente esistiti provenienti dalle stelle? Il carro del Sole di Apollo, i fulmini di Giove, gli strumenti high-tech di Efesto e...


Spesso, parlando di Paleoastronautica, il pensiero corre a posti lontani e suggestivi come Palenque, Macchu Picchu o l’Egitto. Eppure, tracce del passaggio e dell’attività di esseri tecnologicamente progrediti, forse provenienti dalle stelle, si riscontrano facilmente anche nel bacino del Mediterraneo. Le leggende greche e di conseguenza anche quelle degli antichi romani, a volte si riferiscono all’attività dei numi dell’Olimpo. Si tratta solo di mitologia, oppure di tradizioni che fanno capo ad eventi realmente accaduti?



L'ERA DEI TITANI
Facendo nostre le tematiche care all’esperto di lingue semitiche Zecharia Sitchin, gli albori della "Genesi" greca sembrano riferirsi - parimenti a quella sumera - alla creazione del Sistema Solare. Urano il Cielo, e Gea la Terra, si accoppiano numerose volte. Dalla loro unione nascono 12 figli, giganteschi Titani da cui più tardi verranno generati gli dèi. I Titani - sei maschi e sei femmine - sembrano rappresentare i pianeti del sistema solare, che oggi sappiamo essere stati astronomicamente "generati" dalla massa incandescente del Sole. Il numero 12 non deve stupire, anche se attualmente le nostre conoscenze astronomiche riportano nove pianeti: anticamente anche il Sole e la Luna venivano considerati tali e se Sitchin ha ragione, riguardo l’esistenza di un pianeta del sistema solare più distante di Plutone, allora il conto torna. L’ultimo nato dei Titani - che la tradizione chiama Cronos, "il Tempo" - uccide il padre Urano e ne prende il posto quale Re dei Cieli. Ne nasce una furibonda disputa tra Titani, che presto si trasforma in una guerra tra i sostenitori di Cronos e i suoi oppositori. Probabilmente questo mito fa riferimento ai tempi del caos, quando forti correnti gravitazionali muovevano disordinatamente i pianeti appena nati, situati in orbite ancora incerte. La situazione rimaneva in stallo e Cronos, signore del caos, regnava supremo. Cronos venne chiamato dai Romani Saturno e non è escluso che il pianeta omonimo, il cui moto probabilmente una volta era fortemente irregolare, turbasse l’armonia del sistema solare. Non a caso i Romani, in epoca più tarda, collegarono Saturno a Dioniso/Bacco, l’errante dio dell’ebbrezza alcolica.
Fu allora che nacque Zeus. Egli, generato da Cronos stesso, sfidò il padre, colpendolo come lui aveva fatto con Urano. L’equilibrio si ristabilì ed iniziò un periodo di pace ed ordine tra i Titani. Ancora una volta si tratta di una raffinata allegoria: Zeus venne ribattezzato Giove dai Romani ed è verosimile che questo pianeta, emesso come gli altri dal Sole per una sorta di "partenogenesi", con la sua enorme mole (la più grande del sistema solare dopo il Sole) influenzasse positivamente le orbite dei pianeti circostanti, rendendole più lente e regolari. In quanto a Cronos/Saturno, il mito dice che non venne propriamente "ucciso", quanto spedito nei lontani Campi Elisi, una sorta di Paradiso ellenico. Si può ipotizzare che l’improvvisa estrusione della massa di Giove dal Sole abbia sortito una specie di effetto gravitazionale a "catapulta", che slanciò l’instabile Saturno in una orbita più distante dal Sole, dove il suo moto divenne più regolare. I corpi celesti si raffreddarono, stabilizzandosi e le loro rotazioni orbitali si fecero più regolari. Fu un periodo aureo, governato dal saggio Giove. Per essere solo un’allegoria astronomica, è dettagliata ed efficace. Come hanno fatto i Greci ad ottenere una descrizione così minuziosa - per quanto simbolica - della nascita del sistema solare?

GIOVE E LA GUERRA DEI GIGANTI
Da un’allegoria planetaria, le leggende e i miti greci sembrano poi passare ad una scala decisamente più "umana". Ecco allora che Zeus/Giove, per ristabilire del tutto l’ordine, deve continuare la sua opera pacificatrice eliminando i "Giganti", esseri primordiali, figli dei Titani e certuni degli stessi Urano e Gea. Imparentati con gli dèi, la loro indole era distruttiva e terribile.
Ne sarebbe conseguita una tremenda battaglia, avvenuta millenni or sono tra due fazioni aliene. Ipotesi? Forse, ma la tradizione dice che la lunga battaglia nei cieli avvenne realmente e, dunque, Zeus, riuscì ad abbattere molti Giganti grazie ai suoi fulmini (strali fuori dal comune, dato che li "fabbricava" Efesto nelle sue fucine). Tuttavia i Giganti non erano stati ancora sconfitti, e ponendo due montagne greche - l’Ossa e il Pelio - a ridosso dell’Olimpo, scalarono il cielo fin quasi a sfiorarlo. Ma Zeus, aiutato da tutti gli dèi dell’Olimpo e da Ercole, riuscì a rigettarli giù, salvando gli dèi dall’onta di un’invasione.
Cosa era successo realmente? Tornano alla mente i racconti biblici, in cui uomini insuperbiti costruiscono una titanica torre per raggiungere il cielo. Ne nascerebbe "l’oltraggiosa ipotesi", sostenuta da certi ricercatori, che la torre di Babele non fosse stata altro che una rampa di lancio missilistica, una specie di "Cape Canaveral" ante litteram, con la quale gli uomini sarebbero stati in grado di raggiungere "il Cielo", termine generico che presso molte civiltà non indicava tanto la volta celeste (visto che il termine ebraico usato è Aravoth "nube", associato sempre alla radice Rkb=cavalcare o guidare un carro), quanto le enormi astronavi madri - o stazioni spaziali orbitanti - dove vivevano alcuni alieni "divinizzati". Ma come potevano gli esseri umani possedere una tale tecnologia? Va ricordato che testi ebraici apocrifi parlano spesso di "angeli caduti". Essi erano oltre duecento "Vigilanti", angeli guardiani giunti dal cielo che si infatuarono delle donne terrestri. Dio, per punizione, negò loro di tornare nei "Cieli", ossia sulle astronavi, e li esiliò per sempre sulla Terra. Allora gli Angeli caduti, guidati dal loro capo Semeyaza, istruirono le donne umane e i loro figli su come compiere straordinari prodigi, come costruire armi potenti e lucenti armature e come evocare la forza degli elementi. Nel "Libro di Enoch" si definiscono i figli nati dall’unione dei Vigilanti e delle donne umane con il termine "Giganti". Allora, quei Giganti, che secondo i Greci diedero la scalata al "Cielo", erano degli ibridi reietti, uno strano incrocio umano-alieno? Chissà. Cosa ancora più interessante è scoprire gli originali nomi ebraici: "Vigilanti" è la traduzione di "Elohim", mentre il termine "Gigante" deriva da "Nephilim", esseri di cui parla spesso Sitchin. E questi Vigilanti alieni, esiliati sul pianeta Terra, insegnarono la loro tecnologia ai figli Nephilim (i Giganti), i quali la usarono per tentare di ritrovare una "via per le Stelle". Via che però venne ostruita per sempre dal caos delle lingue di Babele. O, secondo un’altra versione, dai fulmini del potente Zeus.




Zeus
Re degli Dei

Dio del Cielo e del Tuono



I NUMI DEL CIELO
Secondo la tradizione ellenica, il consesso dei numi che guidava le sorti del mondo era formato da dodici (numero che ricorre spesso anche in altre tradizioni) dèi. Tra questi figuravano Apollo, Mercurio, Dioniso, Venere, Marte, Efesto e altri ancora. Le gesta e le caratteristiche di queste divinità ci sono note grazie alla prolifica attività letteraria dei Greci. Ma si tratta solo di miti, o questi racconti nascondono una base storica? Apollo, figlio di Hyperion e Thea, venerato come dio del Sole, era tra i numi più amati dai Greci. La presenza dell’astro solare, la cui luce e calore sostentava la vita di tutti, era garantita da Apollo, che guidava il "carro del Sole", una sorta di veicolo che emanava una fortissima luce e bruciava quanti gli si avvicinavano. Si ricordi, a tal proposito, la leggenda di Fetonte, generato da Apollo e dalla nereide Climene, che per mostrare ai suoi amici di essere veramente il figlio del nume solare, chiese al padre di poter guidare il carro del Sole. Apollo, benché inizialmente restío, infine accettò, assicuratosi che il ragazzo non avrebbe volato troppo basso. Ma il fanciullo, invece, per meglio farsi ammirare dagli amici volò radente al suolo. I miti narrano che le cime dei monti presero fuoco, la terra divenne riarsa e la vegetazione di buona parte dell’Etiopia disseccò. Fetonte non riusciva più a controllare i focosi destrieri del "carro del Sole" paterno e iniziò a salire sempre più in alto, verso le dimore degli dèi. Fu allora che Zeus/Giove, seppure a malincuore, si trovò costretto ad abbattere il pericoloso carro con uno dei suoi fulmini. Una rilettura del mito in chiave moderna fa pensare che Fetonte avesse provato a guidare un vascello volante, perdendone in breve tempo il controllo, mentre il potente campo elettromagnetico dell’astronave di Apollo iniziò a provocare disastri. In effetti, nella stessa Bibbia si fa cenno alla "Gloria di Dio", che, volteggiando troppo vicina alla cima dei monti, ne incendia la sommità, mentre la terra trema al suo passaggio. Agli "dèi" non rimase altro che abbatterla, forse con una sorta di laser o di raggio elettromagnetico a particelle, un "fulmine" artificiale, insomma.
Possibile che anche Mercurio, definito "il più veloce degli dèi", disponesse di un carro simile? I miti planetari si mescolano spesso a quelli riferiti all’attività di razze aliene sulla Terra e probabilmente Mercurio (Hermes per i Greci) doveva la sua fama di "velocista" solamente al fatto che il pianeta omonimo, essendo il più vicino al Sole, è quello che impiega meno tempo a girargli attorno. Ma come potevano i Greci, oltre 3.500 anni fa, conoscere questi e altri dettagli astronomici? Non avendo i mezzi per poterli determinare, qualcuno doveva averglieli spiegati. Ma chi? Forse i numi dell’Olimpo?

LE CITTÀ SOTTOMARINE DI POSEIDON
Nettuno, o Poseidon per i Greci, era fratello di Zeus e di Ade, il dio degli inferi. Risiedeva nelle profondità sottomarine dove erano state costruite dagli dèi enormi città ittiche, dove viveva un gran numero di creature anfibie, metà uomo e metà pesce. I Tritoni, le Nereidi e altri esseri acquatici erano il popolo dei mari governato da Poseidone, definito spesso il "dio dall’azzurra chioma". Esseri per metà pesce, dunque, proprio come quelli rappresentati dai Sumeri o dai Maya. È solo un caso che la descrizione di certe creature coincida in posti così lontani? Anche i capelli color turchese fanno riflettere: e se si fosse trattato di esseri alieni il cui habitat naturale era quello acquatico? Un pianeta ricco di acqua come il nostro sarebbe stato l’ideale per impiantarvi una colonia.
Efesto, conosciuto presso i Romani col nome di Vulcano, era figlio di Zeus e fratello del bellicoso Marte. Egli non solo era l’unico che sapeva come creare leghe speciali, ma poteva conferire ai metalli inusitati poteri: scudi che non si spezzavano, armi infallibili ed elmi - come quello di Ade - che rendevano invisibili. A sentire certe descrizioni, vien da pensare a campi di forza (scudi infrangibili), armi a puntamento laser (infallibili) e a dispositivi di occultamento capaci di alterare le onde luminose, rendendo di fatto una persona trasparente. Fa riflettere anche il mito secondo il quale una volta Efesto/Vulcano, per dispetto a sua madre Hera che lo dileggiava, gli regalò un trono di metallo prezioso forgiato nelle sue fucine. Come la moglie di Zeus ci si assise, non riuscì più a muoversi, perché il trono era dotato di "catene invisibili". Lo scherzo durò poco, ma è facile notare le similitudini tra il trono di Efesto e i tavoli operatori - usati spesso dagli ET nel corso delle abductions - che sembrano causare, in chi vi venga adagiato o forzato, una lieve paralisi. Dunque, Efesto non sarebbe stato, come lo rappresenta l’iconografia classica, solo un burbero fabbro ferraio, bensì una sorta di ingegnere specializzato, capace di realizzare sofisticate attrezzature high-tech.

CONCLUSIONI
Sono realmente esistiti esseri come Zeus, Apollo, Mercurio? Come sempre, la verità è nel mezzo. È probabile che le leggende che li riguardando prendano spunto da fatti realmente accaduti.
Dobbiamo peraltro pensare che l’iconografia ha modificato costumi, storie e aspetti estetici dei suddetti "dèi", adattandoli al gusto dell’età ellenica. Tali esseri probabilmente non vestivano il peplo e non indossavano corone d’alloro, ma la forte traccia lasciata nella nostra cultura fa pensare che alla radice del mito ci sia qualcosa di reale. Persino nella prima serie di Star Trek il suo ideatore Gene Roddenberry suggerì l’ipotesi che gli antichi numi greci fossero in realtà degli ET. E oggi, ammirando le sponde del Peloponneso o la maestosità del Partenone, viene quasi da chiedersi: gli dèi dell’Olimpo torneranno un giorno?

FONTE : http://www.edicolaweb.net/us100401.htm